Tutti conosciamo lo stato di beatitudine di quando siamo innamorati, ma ricordiamoci che l’amore è un sentimento che ci deve far crescere e star bene. Se siamo ossessionati, se la mancanza dell’altro ci spinge a stra male in assenza dell’amato, ad avere pensieri e gelosie ossessive potremmo non aver incontrato “l’amore” ma avere una dipendenza affettiva.
La dipendenza affettiva è una dipendenza patologica di amore, caratterizzata da assenza di reciprocità. Il “donatore di amore” è a senso unico, trova nel legame con l’altro la sua ossessione, la soddisfazione di ogni desiderio, lo scopo addirittura delle sue giornate e della sua vita.
I segnali che ci possono far riflettere per capire se siamo su in una dipendenza affettiva sono questi:
• Grande paura di perdere l’amore
• Paura dell’abbandono, della separazione
• Gelosia e possessività
• Paura della solitudine e della distanza
• Senso d’inferiorità nei confronti del partner
• Paura di mostrarsi per quello che si è
• Senso di colpa
• Rancore e Rabbia
• Ansia generalizzta
• Depressione
• Insonnia
• Inappetenza
• Malinconia
• Idee ossessive
• Coinvolgimento totale e vita sociale limitata
La dipendenza affettiva toglie gioia, serenità, energie e autonomia a chi la subisce. Chi è affetto da dipendenza affettiva non riesce a cogliere ed a beneficiare dell’amore nella sua profondità ed intimità, ma ha paura della paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine, fino a negare i propri desideri e bisogni. Infatti il dipendente dedica completamente sè all’altro, per conoquistarlo o per mantenere la relazione, vedendo nell’amore l’unica fonte di reale e piena soddisfazione.
I dipendenti affettivi sono ossessionati dall’occuparsi sempre dell’altro, per poter realizzare aspettative e prospettive non realistiche. I partner scelti, infatti, possono essere problematici (dipendenti da alcol, droghe, ecc..), avere già altre relazioni da cui si dichiarano non soddisfatti, essere anaffettivi, ecc..
Spesso questa dipendenza ha origine in profondità, dai vuoti affettivi che derivano dall’infanzia, come non avere avuto soddisfatti i propri bisogni dai genitori o aver avuto genitori freddi e inaffettivi. Queste esperienze hanno fatto interiorizzare la poca importanza ai propri bisogni e la loro soddisfazione: “i miei bisogni sono meno importanti dei tuoi”, “devo dimostrare soprattutto io che ti amo, tu non importa”, “non starò bene finchè tu non starai bene”, “farò quello che mi chiedi per non farti soffrire”…
La difficoltà nell’individuazione del problema risiede anche nel modello d’amore che il dipendente affettivo ha, di ciò che considera tollerabile, romantico, segno d’amore, così che spesso le cose fatte non sono altro che delle prove “normali” di amore. Finchè il dipendente nutre speranza non considera il proprio dolore e le proprie limitazioni come un problema, pertanto nel momento in cui è disperato può iniziare a ritenere di avere un problema e cercare così una soluzione.
L’obiettivo principale della psicoterapia diventa così non tanto il combattere la dipendenza, ma costruire la capacità di regolare le proprie scelte e le proprie emozioni in modo autonomo. Attraverso la psicoterapia si riesce a entrare in contatto con se stessi, con i propri bisogni ed emozioni, si impara a rispettarli e soddisfarli. Una volta che il proprio Sè è sano e pieno,
si riesce a scegliere ed allontanare gli stati che provocano dolore, come la dipendenza affettiva.